La Luna. Anche lei era meravigliosa!
Continuo a ripassare a mente ogni singolo momento di qualche sera fa.
Io e te. Viaggiatori solitari, insieme per una sera.
Riprovo l'imbarazzo iniziale, celato dietro domande di circostanza, dietro l'accurato evitare di sfiorarsi, e il continuo e incessante cercare di toccarsi.
Risento i brividi dovuti al viaggio in moto, alle correnti calde e fredde che si alternavano; e poi tu, che come conscio di queste mie sensazioni mi hai cinto una coscia, e non capivo se per appoggiarti o per scaldarmi, ma non mi importava.
Risento le chiacchiere vaghe, le risate e le allusioni più o meno assordanti che però volutamente non si son fatte materia, perché dal canto mio quello che volevo era vivere un attimo di sogno.
Ricordo il magone che ho provato risalendo in moto, perché sapevo che in qualche modo quell'attimo stava per finire.
E ancora il cuore che cede e si schianta nella pancia quando riaffiora la sensazione della tua mano che
prende il collo del mio piede e lo accarezza, senza sosta, ma con delicatezza.
E io che finalmente ti cingo le spalle, e mi appoggio a te, anche se quella moto non è fatta per gli abbracci ma non fa niente, è bello così.
Solo allora, da sopra la tua spalla mi accorgo che viaggia con noi una falce di Luna meravigliosa.
Rende un'atmosfera magica, e davvero penso che sto sognando. Ci fermiamo, una pausa a pochi chilometri dall'arrivo, e conveniamo sul fatto che tornare sembra sempre così veloce... Chissà se è solo una questione di distanze, o di tempo che corre troppo.
E poi l'arrivo, e il mio realizzare che davvero quell'ora dei sogni era al capolinea. O forse non ancora. E lì non ho più ragionato: il mio cuore ha preso il comando.
Ricordo che ci siamo avvicinati, non uno dei due, ma uno verso l'altro, contemporaneamente, ricordo che mi hai detto grazie e io ti ho abbracciato.
Poi ho sentito solo le tue labbra sulle mie, ho sentito che tutto si confondeva, tutto! Tranne il fatto che non ero solo io a volere che andasse così.
Ricordo che mi sono ritrovata di colpo a casa tua, come succede nei sogni che ti sposti senza tempo tra i luoghi. Ho riso quando il tuo cane mi ha riconosciuto e mi è venuto incontro e mi bloccava al muro appoggiandosi col muso su di me. Chissà se lui aveva paura che io sparissi ancora una volta. Chissà se almeno lui ce l'ha questa paura!
E poi ancora noi tra quelle quattro mura. Dapprima il tuo impaccio. Tu che con quel caldo prima ti infili il pigiama, poi te lo togli. Io che ti guardo basita, io che rido. Io che mi accoccolo su di te. Come se quello fosse il mio posto da sempre.
Ricordo tutto. Tutto il resto. Ricordo come mi hai stretta, dove, come e quanto mi hai baciata. Quanto abbiamo sussurrato e ansimato. E ricordo, almeno una volta ogni ora da quando è successo, quando alla fine di tutto, ancora stravolto e - sì, emozionato - mi hai detto: "vieni qua" e mi hai attirato e stretto a te.
Lì ho davvero pensato che fosse un sogno.
Ci siamo addormentati. Come al solito. Io curvata sulla curva della tua schiena, abbracciata al tuo fianco.
Mi sono svegliata ed era buio. Ho riconosciuto la volta e il soffitto, e non mi capacitavo di come fosse particolareggiato quel sogno. Ma il rumore del tuo russare e della ventola mi hanno riportato alla realtà.
Ero davvero là. C'eri tu, c'ero io. Ma - già sapevo - non ci sarebbe stato un Noi. non ancora, forse mai più. Rimaneva sempre il fatto che mi sarei alzata a momenti e sarei uscita da lì, e ci saremmo dedicati al nuovo giorno ognuno per proprio conto, e non insieme.
E uscita di là ho guardato ancora quella falce di Luna; sì, era la stessa che aveva testimoniato a quell'angolo di Sogno. La Luna. Anche lei era meravigliosa!
Io e te. Viaggiatori solitari, insieme per una sera.
Riprovo l'imbarazzo iniziale, celato dietro domande di circostanza, dietro l'accurato evitare di sfiorarsi, e il continuo e incessante cercare di toccarsi.
Risento i brividi dovuti al viaggio in moto, alle correnti calde e fredde che si alternavano; e poi tu, che come conscio di queste mie sensazioni mi hai cinto una coscia, e non capivo se per appoggiarti o per scaldarmi, ma non mi importava.
Risento le chiacchiere vaghe, le risate e le allusioni più o meno assordanti che però volutamente non si son fatte materia, perché dal canto mio quello che volevo era vivere un attimo di sogno.
Ricordo il magone che ho provato risalendo in moto, perché sapevo che in qualche modo quell'attimo stava per finire.
E ancora il cuore che cede e si schianta nella pancia quando riaffiora la sensazione della tua mano che
prende il collo del mio piede e lo accarezza, senza sosta, ma con delicatezza.
E io che finalmente ti cingo le spalle, e mi appoggio a te, anche se quella moto non è fatta per gli abbracci ma non fa niente, è bello così.
Solo allora, da sopra la tua spalla mi accorgo che viaggia con noi una falce di Luna meravigliosa.
Rende un'atmosfera magica, e davvero penso che sto sognando. Ci fermiamo, una pausa a pochi chilometri dall'arrivo, e conveniamo sul fatto che tornare sembra sempre così veloce... Chissà se è solo una questione di distanze, o di tempo che corre troppo.
E poi l'arrivo, e il mio realizzare che davvero quell'ora dei sogni era al capolinea. O forse non ancora. E lì non ho più ragionato: il mio cuore ha preso il comando.
Ricordo che ci siamo avvicinati, non uno dei due, ma uno verso l'altro, contemporaneamente, ricordo che mi hai detto grazie e io ti ho abbracciato.
Poi ho sentito solo le tue labbra sulle mie, ho sentito che tutto si confondeva, tutto! Tranne il fatto che non ero solo io a volere che andasse così.
Ricordo che mi sono ritrovata di colpo a casa tua, come succede nei sogni che ti sposti senza tempo tra i luoghi. Ho riso quando il tuo cane mi ha riconosciuto e mi è venuto incontro e mi bloccava al muro appoggiandosi col muso su di me. Chissà se lui aveva paura che io sparissi ancora una volta. Chissà se almeno lui ce l'ha questa paura!
E poi ancora noi tra quelle quattro mura. Dapprima il tuo impaccio. Tu che con quel caldo prima ti infili il pigiama, poi te lo togli. Io che ti guardo basita, io che rido. Io che mi accoccolo su di te. Come se quello fosse il mio posto da sempre.
Ricordo tutto. Tutto il resto. Ricordo come mi hai stretta, dove, come e quanto mi hai baciata. Quanto abbiamo sussurrato e ansimato. E ricordo, almeno una volta ogni ora da quando è successo, quando alla fine di tutto, ancora stravolto e - sì, emozionato - mi hai detto: "vieni qua" e mi hai attirato e stretto a te.
Lì ho davvero pensato che fosse un sogno.
Ci siamo addormentati. Come al solito. Io curvata sulla curva della tua schiena, abbracciata al tuo fianco.
Mi sono svegliata ed era buio. Ho riconosciuto la volta e il soffitto, e non mi capacitavo di come fosse particolareggiato quel sogno. Ma il rumore del tuo russare e della ventola mi hanno riportato alla realtà.
Ero davvero là. C'eri tu, c'ero io. Ma - già sapevo - non ci sarebbe stato un Noi. non ancora, forse mai più. Rimaneva sempre il fatto che mi sarei alzata a momenti e sarei uscita da lì, e ci saremmo dedicati al nuovo giorno ognuno per proprio conto, e non insieme.
E uscita di là ho guardato ancora quella falce di Luna; sì, era la stessa che aveva testimoniato a quell'angolo di Sogno. La Luna. Anche lei era meravigliosa!
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