La stazione (26/04/2007)
Quando ero un’allegra e
spensierata studentessa universitaria al terzo anno ho avuto la fortuna (o la
sfiga, boh?) di condividere l’appartamento con l’amiga Ange, una persona che
negli anni è diventata una delle mie più amiche amighissime, nonché la mia
preferita compagna di figure!!!
Era un lunedì, uno dei soliti
in cui s’era ripreso il trenino (o “lettorina”, che dir si voglia) e si tornava al paesello adottivo per iniziare
una nuova ed "entusiasmante" settimana universitaria
Fatto sta che all'arrivo alla
stazione ci prepariamo a scendere (questa della preparazione ve la devo dire: persone che si preparavano a scendere già dalla penultima stazione; prima una manica del cappotto, poi l’altra, dopo qualche secondo la valigia, e
poi altri 10 minuti in piedi ammassati sulla porta!!! Il tutto, perché poi
arrivati alla stazione si doveva scattare verso il bar per acquistare i
biglietti del bus, per poi correre fino alla fermata…insomma era una vera
gara).
Comunque arriviamo e iniziamo
a scendere, io mi infilo nella coda e sono giù dal treno. Aspetto Ange lì sul
binario ma di lei neanche l’ombra… Nel
frattempo la gente è quasi tutta scesa, e io inizio a dare segni di
nervosismo, “ma che cacchio starà facendo ancora su??”
Dopo un bel pezzo la vedo
affacciarsi sulla scaletta ridendo come una pazza. “Che figura…” Va blaterando. “Ma che c’hai???” io, sempre più nervosa.
“Aspetta…” – ancora ride –
“mo’ te lo dico” (ridarella)… scende, mi si affianca e inizia a raccontarmi che
mentre stava cercando di uscire dai posti a salottino si è sentita come tirare indietro, ma era strano dato che non c’era nessuno seduto…
allora aveva cominciato a tirare, ma era rimasta bloccata ancora, allora aveva strattonato…. E in quel momento si era resa
conto che lo spallaccio dello zaino si era impigliato nel bracciolo del sedile,
e nello stesso identico istante aveva visto che un ragazzo aveva assistito
a tutta quella scena e stava cercando (poverino!) di trattenere le risate! E
quindi tutta rossa e imbarazzata era scesa di corsa dal vagone.
Non ridete! Non è mica finita
qui….
Mentre mi racconta la
figura che lei pensava essere quella del giorno, ci avviciniamo al
bar della stazione per prendere i biglietti e io esclamo: “Oh! Che carino!! Hanno
rimodernato il bar, guarda!” “E’ vero!!” Mi fa eco lei. E tutte e due a guardare con gli occhi
per aria quella bella porta tutta a vetri, e poi dentro il bar con gli arredi in
legno e la gente, tanta gente dentro…. Camminiamo e con gli occhi fissi all'interno guardiamo, camminiamo e guardiamo, guardiamo e fissiamo…occhi troppo fissi…fino a quando….SBAAM!!!!!!
A quel punto sposto il
mio sguardo altrove, ma non di molto, giusto per vedere Ange incollata con la
faccia al vetro della porta nuova di zecca (il mio cervello non smette di pensare: “l’ha sfondata”).
In quel momento l’aria si copre di un silenzio artefatto,
come quello che trovi in certi film western prima dei duelli. Dentro il bar,
tutti con gli occhi incollati alla porta, le tazzine in mano ad un palmo dalle
labbra, immobili, fissi, mummificati.
Fuori dal bar: mi volto e trovo una colonna di pendolari che, sorpresa dal
fragoroso botto, si era fermata all'unisono e sembrava non respirasse più. Mi è sembrato come se anche il traffico, i
rumori si fossero fermati come preda di un incantesimo.
E poi io, ancora fissa su Ange,
col respiro mozzato. Solo quando ho percepito in lei qualche movimento atto a
spiccicarsi dal vetro e ho capito che era ancora viva e stava bene, come per
comunicare al mondo la buona novella, ho fatto una cosa che lei credo non mi
perdonerà mai. Dopo essermi girata e aver visto quella fiumana
di gente dietro di noi, mi sono sentita un po’ il crocevia, come
investita del potere di spezzare quell'incantesimo. Quindi rivolgendomi a lei, con
un tono di rimprovero, come a dire, “sei sempre tu la pietra dello scandalo, ho intonato un”: “ANGELI’!!!!!”
Lei, mezzo ridendo e mezzo scappando e trascinandomisi dietro: “Zitta stronza che poi mi riconoscono tutti!!”
Lei, mezzo ridendo e mezzo scappando e trascinandomisi dietro: “Zitta stronza che poi mi riconoscono tutti!!”
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